THINGS I THINK

Siamo corpi o anime?

body shaming
Written by Lara Rigo

Sembra che questa sia l’estate del giornalettismo, perchè definirlo giornalismo è veramente troppo, e le Olimpiadi di Rio 2016, iniziate da manco due giorni, stanno tirando fuori il “meglio” dei giornaletti italiani. Testate che una volta avevano nomi di tutto rispetto oggi danno delle “cicciottelle” a delle atlete di tiro con l’arco che hanno sfiorato la medaglia; giornali patinati internazionali fanno un’intera photogallery sui pacchi dei nuotatori, sì avete letto bene, proprio sui loro PACCHI con tanto di zoom. Questa è l’estate della battaglia contro il body-shaming iniziata con la foto e il messaggio di Clio in spiaggia e continuata con i vari interventi di blogger e influencer su quella campagna terribile di un brand che per pubblicizzare un paio di scarpe ricorreva a una foto che mimava uno stupro. Per non parlare di Io-Donna che commentava sotto alla foto di una ragazzina normalissima in shorts che non avrebbe potuto permetterseli.

Questa è l’estate in cui la parola “body-shaming” ha iniziato a circolare e a prendere vita e significato presso tante persone che non la conoscevano, presso tante donne che nel loro privato si sentono dire ogni giorno “sei grassa, perchè non dimagrisci? Staresti molto meglio più magra” anche da parenti e conoscenti, e non reagiscono perchè non sanno che invece possono e devono reagire. Io per prima mi sento tirata in causa in quanto negli ultimi anni a causa di problematiche di salute sono ingrassata di oltre dieci chili rispetto al mio peso forma, ebbe sì qui lo scrivo e non lo nego: ho preso peso. Ma questo non mi ha mai fermata, nonostante alcune persone continuano a dirmi che per il lavoro che faccio dovrei dimagrire, dovrei “darmi una regolata”. A volte ci casco anch’io e mi rifiuto di farmi fotografare, o resto mezza vestita in spiaggia, ma poi ho visto questo video di Clio Sei grassa.. niente mare in Agosto ! dove dice, in soldoni, che NESSUNO e ripeto nessuno ha il diritto di decidere per noi se e come dobbiamo andare al mare. Precludersi la voglia di divertirsi e di svagarsi solo perchè non si rientra nello standard di bellezza comune è da ignoranti e io non sono ignorante, non lo voglio essere più. Per molto tempo ho ignorato il fatto che piacevo già alle persone a qui dovevo piacere, e che l’accettazione di sé è il motore di tutta una serie di atteggiamenti positivi che si ripercuotono in tutti gli aspetti della propria vita.

Le parole sono importanti, le parole ci contraddistinguono e ci identificano come esseri umani pensanti, capaci di formulare un pensiero. Quando siamo piccoli impariamo le parole e i bambini le usano con molta attenzione, per farsi capire, per far arrivare il loro messaggio. Le parole vanno oltre la carta e lo schermo, possono ferire e possono entrare nel profondo, laddove risiede ciò che noi siamo davvero, la nostra anima. Troppe volte usiamo le parole a caso, senza pensarci, perchè ci sembra che non abbiano un valore. E chi fa il lavoro di comunicatore dovrebbe doppiamente stare attento alle parole che usa; ci sono stati poeti nel passato che per decidere quali parole inserire nella loro poesia si tormentavano per anni. ANNI. Perché anche solo una sfumatura sbagliata può compromettere tutto il messaggio.

Questa è l’estate dove il messaggio sui corpi è davvero sotto i riflettori: vediamo atleti meravigliosi superare i propri limiti, sudare per conquistare una medaglia, fare sacrifici per arrivare alla vetta più alta, e tutto ciò che ci vogliono far passare è se quel o quella tale è oppure no abbastanza carina? Io non ci sto, mi rifiuto categoricamente di stare passiva davanti a questo tipo di comunicazione. Non è la comunicazione che voglio leggere. Siamo anime con un involucro, che va curato e amato, ma non è certo ciò che ci identifica. Siamo altro, siamo molto di più. E io è proprio questo che voglio dal giornalismo: MOLTO DI PIÚ.


Leave a Comment

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: