Un mese fa sono stata al secondo Instameet che ho organizzato insieme al team di IgersVerona e IgersVeneto, durante la manifestazione Hostaria Verona. Era una domenica nuvolosa ma piacevole e le persone si erano riversate nelle strade per assaporare le ultime domeniche autunnali, quelle con il piumino leggero, con le mani ancora senza guanti, quelle dove fa buio presto ma non si crea ancora il vapore quando si parla. Quelle domeniche lì, dove anche solo passeggiare qua e là tra le luci e i negozi è un passatempo piacevole, e se si aggiunge anche un buon bicchiere di vino degustato per strada, tra un vicolo storico e l’altro, la domenica diventa davvero domenica, ancora più bella, ancora più calda.
Avrei voluto portare lui e la piccola, però la notte prima era stata un po’ burrascosa, per cui vedendo il tempo non molto propizio, decisi di andare da sola. Durante l’Instameet (e se non sapete cosa sono andate subito a leggere qui) abbiamo fatto cose che voi umani, tipo creare il proprio formaggio nel bel mezzo di Piazza Bra grazie al Consorzio tutela del Monte Veronese, mangiare dei tortellini i Valeggio sublimi in Piazza Erbe, degustare la famosa nocciolata Rigoni d’Asiago che da quel giorno mai-più-senza: mi sono vissuta la città da sola, secondo i miei ritmi e i miei programmi. Ok, figata, direte voi. Però, mi mancava qualcosa. Ti giri e non vedi nessuno che ti segue sorridendo, guardi i passeggini degli altri e ti metti a pensare eh se ci fosse lei farebbe questo, vedrebbe quello, non hai la borsa piena di biscotti rigorosamente sparpagliati e sbriciolati, ti preoccupi solo della tua pipì e non di quella degli altri… insomma, resto una mamma inside, non c’è niente da fare. E allora li ho chiamati e gli ho detto “se state bene venite” e son venuti. E ovviamente si è messo a piovere.
Eppure, le due ore successive, quelle dove siamo stati noi tre, sotto la pioggia, tra le strade illuminate di Verona, sono state le più belle di tutta la giornata. C’era un pianoforte sotto Porta Borsari, una delle porte romane più antiche della città, a disposizione di chiunque volesse suonarlo, e quando ci siamo avvicinati, con i nostri bicchieri ricolmi di Amarone lui, prosecco io, succo di frutta lei, ci siamo fermati ad ascoltare sotto la pioggia una musica dolce e malinconica che stava suonando una ragazza. Non lo so se questo vuol dire famiglia, però, ecco, non mi mancava più nulla.
Che bel post Lara! 😉
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