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Il folletto e il ciclone

In un tempo senza spazio e in uno spazio senza tempo, c’era un folletto senza pazienza che si divertiva a correre per i boschi raccogliendo qualsiasi cosa incontrava sul suo cammino. Un gomitolo di lana, un pezzo di vetro, un rametto, un piccolo gioiello: tutto quello che riusciva a prendere se lo metteva in bocca per tenerlo al sicuro nella sua panciotta tonda.

dyson folletto

“Che buono questo pezzo di legno… oh, guarda, qui c’è del muschio e qui un po’ di briciole di pane”, più cose trovava e più era contento, e più la sua pancia si ingrandiva fino a scoppiare. Il folletto, però, aveva escogitato uno stratagemma per poter raccogliere tutto senza perdere niente: quando il terzo bottone della sua camicia verde saltava voleva dire che doveva svuotare il contenuto della pancia nella sua tana, per poi poter tornare fuori e ricominciare da capo.

dyson folletto

Fu così che, mentre si trovava in una foresta alla ricerca di qualcosa di particolarmente interessante da prendere, sentì il primo bottone saltare: “Beh, manca ancora un po’ alla tana, però posso ancora prendere qualcosa” si disse, mentre ingurgitava alcuni sassolini bianchi di fiume. Plin! Anche il secondo bottone non resse più e saltò rotolando sul sentiero: “Eh vabbè, sto per arrivare alla tana, manca così poco… devo solo trattenermi da prendere ancora qualcos’altr… uhh delle ghiande! Le voglio!”. Non seppe resistere alla tentazione e infilò in bocca delle bellissime ghiande cadute dall’albero. A un certo punto, però, il folletto sentì qualcosa di strano provenire dalla sua pancia e vide il terzo bottone oscillare, oscillare sempre di più, sempre di più, fino a che…. buuuoooom! Saltò via tintinnando. Il folletto iniziò a tremare tutto, e cadde per terra. Non riusciva più a muoversi, sapeva che se avesse fatto anche solo un movimento tutto quello che aveva nella pancia sarebbe uscito fuori in quel momento e non avrebbe più potuto raccoglierlo.

dyson folletto

Fu in quell’istante che sentì un fruscìo alle sue spalle, si girò piano piano e dovette alzare il collo e gli occhi per vedere quello che gli stava arrivando davanti: un ciclone enorme. Il folletto impaurito si aggrappò all’albero più vicino ma nel farlo, come aveva previsto, non riuscì a trattenersi e tutta la sua pancia si svuotò: uscirono delle perle colorate, uscirono dei sassolini di stagno, uscirono dei pezzettini di stoffe pregiate. Tutto il tesoro che il folletto aveva accumulato con tanta fatica in tanti giorni si disperse nel bosco.

dyson folletto

“No! No! Aspettate! Venite qui!” urlava disperato il folletto. Ma ecco che il ciclone lo investì completamente, lo travolse, la sua potenza era inaudita e nulla servì al povero folletto che venne preso e dimenato di qua e di là insieme a tutti i suoi tesori. Ad uno ad uno il ciclone convogliò nel suo turbine tutto quello che trovava sul suo cammino, con estrema velocità e senza la men che minima fatica. “Perché io ci ho messo così tanto a raccogliere tutto e invece tu in un sol colpo sei riuscito a prendere tutto? Voglio sapere il tuo segreto! Dimmelo, ti prego” gridò il folletto al ciclone.

dyson folletto

Un rombo attraversò l’aria e il ciclone fece cadere il folletto proprio davanti alla sua tana: vicino a lui c’era anche tutto il tesoro che aveva messo nella pancia e che si era svuotato nel bosco, insieme a tante altre cose che il folletto non era mai riuscito a raccogliere. Una voce possente e profonda parlò: “Non affannarti, per quanto tu ti possa prodigare, non riuscirai mai a fare quello che faccio io perchè siamo due creature troppo diverse. Ti do un consiglio: sii più umile e non prendere più di ciò che riesci a tenere. In questo modo potrai fare lo stesso il tuo lavoro senza affaticarti. Ricordati però: un folletto non sarà mai un ciclone, e un ciclone non sarà mai un folletto”.

dyson folletto

 

Questo post nasce da una vera conversazione e collaborazione con Dyson su own your conversation

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