Come ben sapete ormai sono 4 mesi che frequento SQcuola di Blog e siamo alla fase più critica e produttiva del corso: i famigerati project work. Uno di questi non mi ha vista coinvolta in prima persona però ve ne parlo perché mi ha colpito dal punto di vista pedagogico. Si tratta di OrtiUrbani, uno dei tre progetti supportati per il 5×1000 a Legambiente (#TeamOrti).
Ridisegnare l’immagine delle città attraverso gli orti urbani – un fenomeno seguito con sempre maggiore interesse da cittadini e amministrazioni – è una sfida che Legambiente cavalca da tempo con oltre 100 esperienze già realizzate in Campania che hanno permesso di riconvertire alla coltivazione bio di frutta e verdura aree prima dismesse o abbandonate. Io sono nata in una casa che aveva un orto abbastanza grande da sfamarci e ho visto mio padre dedicarvisi in ogni minuto libero della sua già piena giornata lavorativa. Non tanto perché non avessimo la possibilità di prendere le verdure al supermercato ma perché per i miei genitori era un modo per rilassarsi, restare a contatto con la natura e gioire dei prodotti che loro stessi coltivavano con tanta dedizione.
Gli orti urbani costituiscono una risposta concreta a più esigenze delle comunità urbane e dell’ambiente: permettono di investire positivamente il proprio tempo libero ed entrare in relazione con le persone che abitano il quartiere, favoriscono lo scambio di conoscenze, rispondono al desiderio di sapere cosa si mangia. Penso che per i bambini questa esperienza sia importantissima perché attraverso gli orti prendono una piena consapevolezza di cosa sia la stagionalità dei prodotti, la diffusione di metodi di coltivazione sostenibili, l’importanza di combattere lo spreco di cibo e il senso dell’attesa.
Ecco quest’ultimo credo che sia il valore più importante che un orto sia in grado di trasmettere: l’attesa, il saper aspettare, in una società che fa a gara nel dare tutto subito, in un mondo online iperveloce e iperconnesso, ritrovare il senso del tempo, quello vero, ha in sé qualcosa di mistico. Insegnare ai propri figli che le cose si raccolgono se si seminano e si aspetta pazientemente che maturino. In fondo l’orto è un po’ la metafora della vita: tutto ciò che viene seminato poi si raccoglie, cose buone e cose meno buone, sta a noi saper discernere cosa mangiare e cosa buttare via.
Il progetto intero presentato dalle mie bravissime compagne di classe lo trovate qui. Si parla di strategie, social media e marketing, ma dietro a tutto questo c’è tanta passione e sudore. Ve lo posso assicurare!
xoxo mammariccia