Riemergo da giorni di silenzio qui sul blog, avevo scritto dei post programmati per venerdì sera e sabato pomeriggio come mio solito ma dopo i fatti di Parigi mi sembrava davvero stupido da parte mia pubblicarli come se niente fosse. Il blog è la mia voce sul mondo, il mio mezzo di comunicazione principale, anche se lo uso meno dei social, però reputo che qui risiede tutto il mio pensiero e il mio sentimento. E non potevo pubblicare, non mi interessava delle scarse visualizzazioni o delle sponsorizzazioni concordate, me ne sono fregata e non ho pubblicato.
Non voglio scrivere l’ennesimo articolo di opinione, direi che i fiumi di pixel hanno oltrepassato ampiamente gli argini prima di me e davvero non ce n’è bisogno. Voglio solo fare due chiacchiere tra amici come uso fare spesso su questo blog: avete presente Inside Out? Sì, il film d’animazione fenomeno dell’anno, quello delle emozioni, sono certa che tutti l’avete visto almeno una volta. Io l’ho adorato. La storia si basa sul delicato equilibrio tra Gioia e Tristezza nella testa di una ragazzina alle soglie della pubertà, il messaggio è molto profondo e tutti abbiamo capito che non c’è gioia se non si passa per la tristezza e viceversa. Ok, ok, l’abbiamo capito bene. Ma. Dopo Parigi ho rivalutato molto un personaggio passato totalmente inosservato, tenuto molto nell’ombra forse perchè in effetti è quello che temiamo di più, anche più di Tristezza e più di Rabbia: Paura.
Paura è quel cosetto viola, magrolino, insignificante, che salta e si spaventa ad ogni rumore, lo hanno caratterizzato come un damerino vestito per bene, con gli occhi spalancati e perennemente in ansia, mai tranquillo. Paura, in Inside Out, non ha un ruolo predominante, non determina le azioni e gli eventi che accadono nella vita di Railey, la ragazzina protagonista, diciamo che fa da comparsa. Ma. Dopo il 13 Novembre 2015 credo che abbiamo preso un grande abbaglio, Paura ci sta fregando tutti. Ci ha preso in giro, pensavamo di tenerlo a bada, ci diciamo continuamente che se lui non prende il comando allora abbiamo vinto noi, perchè quelli cattivi vogliono proprio che lui diriga le emozioni nel nostro cervello, e siamo bravi a mascherarlo, siamo bravi a dire show must go on, siamo tanto bravi ma sappiamo bene che non è ciò che accade davvero là dentro. Quando ho letto le prime notizie e visto i primi video venerdì sera ho lasciato che Paura mandasse a letto tutti quanti e sedesse placido sulla poltrona, l’ho lasciato fare. E i giorni successivi non l’ho mandato via, se ne stava là, pronto a scattare, pronto a dirmi se qualcosa non andava, se quel luogo era pericoloso o meno, se ero al sicuro oppure no.
Paura ci sta fregando tutti, ma, come insegna Inside Out nel finale, le emozioni non devono essere circoscritte in un angolino innocuo, perchè se le abbiamo significa che tutte hanno un compito da svolgere per definire ciò che siamo, giorno per giorno. A mia figlia racconterò questo, un giorno, le dirò che sì, anche avere paura serve, e non bisogna vergognarsene; la paura ci aiuta a non perdere il contatto con la realtà, ci aiuta a crescere e maturare, ci rende consapevoli. E meno stupidi. Le racconterò, però, anche le storie di coraggio e solidarietà che ci sono state in quella terribile notte parigina, e le dirò che pure in quelle persone Paura sicuramente dominava alla grande, ma non si sono fatte bloccare da essa e hanno messo la vita di sconosciuti davanti alla propria. Perché Paura ti può fregare, ma se ti rialzi subito allora hai vinto tu, sempre.