Vi è mai successo di desiderare di vestire i panni di qualcun altro? Magari qualcuno che ha delle caratteristiche che secondo voi sono migliori di quelle che possedete voi, magari qualcuno che vive una vita completamente diversa dalla vostra, magari qualcuno con cui pensate di avere un certo feeling. Non deve essere male, provare a vivere la vita di un’altra persona, dovrebbe essere un’esperienza che ti apre gli occhi su chi sei tu e sulla tua vita, su quello che hai e quello che cerchi.
Se ribaltassimo la prospettiva, invece, cosa succederebbe? Se vi trovaste a vivere la vita di qualcuno che è in condizioni peggiori, cosa accadrebbe dentro di voi? Questo è quello che mi è capitato all’Expo, durante la mia visita al padiglione di Save The Children. Ero partita immaginando fosse il classico stand informativo con le gigantografie di bambini tristi e malati e un po’ di merchandising istituzionale: niente di più falso. Se avete occasione di andarci, prendetevi almeno mezz’oretta perchè farete un viaggio diverso, un percorso attraverso gli occhi di un’altra persona, un bambino, una bambina, sarà il destino a decidere per voi. Io ero Bayutu, un bimbo etiope che fa parte dei 3 milioni di bambini che ogni anno muoiono per cause correlate alla malnutrizione. Ho vissuto questa esperienza guidata dal team del padiglione, il quale mi narrava ad ogni step cosa Bayutu viveva, come si nutriva, cosa trovava in quella che dovrebbe essere la sua casa.
Cosa significa vivere senza uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, ovvero il cibo? E cosa accade quando questo diritto viene a mancare agli essere più innocenti che abbiamo, ovvero i bambini? È stato tremendo, io ve lo dico sinceramente, perchè Bayutu mi ha portato attraverso il suo villaggio, mi ha mostrato dove vive, mi ha fatto annusare l’odore della guerra che respira tutti i giorni (un odore vero, che vi viene fatto percepire attraverso una garza di cotone, e che non dimenticherete facilmente), mi ha sbattuto in faccia senza tanti fronzoli quanto il suo polso può essere stretto e fragile.
Attraverso installazioni interattive ed esperienze sensoriali non solo sono arrivata a comprendere l’impatto della malnutrizione su tanti bambini che ne soffrono ma anche quanto le corrette pratiche alimentari possono significare un cambiamento, e quanto il ruolo della mamma sia cruciale sin dall’inizio, nella sua stretta e intima relazione con il neonato ai fini di assicurargli un’adeguata nutrizione, cura e trasmettergli i giusti comportamenti alimentari. Davvero, direte voi? In una società come la nostra dove chi diventa mamma ha la possibilità di accedere a tantissime informazioni e ha la facoltà di scegliere quale opzione reputa più adeguata per la sua famiglia, in altre zone del Mondo questo non è possibile se non grazie all’intervento di associazioni umanitarie come Save The Children. Davvero.
Il messaggio che questo padiglione vuole trasmettere è uno ed è forte: la malnutrizione e la mortalità infantile possono essere sconfitte con semplici soluzioni, come ad esempio la promozione dell’allattamento esclusivo al seno e la formazione alle mamme sulla preparazione di piatti e alimenti semplici ma nutrienti con i prodotti locali, o, nei casi più gravi, con interventi più specifici come la creazione di centri per il trattamento della malnutrizione acuta. Non so voi, ma per me nel 2015 non è accettabile che la sopravvivenza e benessere di un bambino dipenda da dove nasce e dall’appartenere alle fasce più ricche o povere della popolazione.
Save the Children è da anni impegnata in oltre 40 paesi del mondo con interventi di nutrizione e salute a favore di madri e bambini e nel 2009 ha lanciato la campagna Every One per il contrasto alla mortalità e malnutrizione infantile. Nel solo 2014, sono stati 9 milioni i bambini sotto i 5 anni raggiunti con programmi di nutrizione e 15 milioni quelli che hanno beneficiato, con le loro mamme, di interventi nell’ambito della salute.
Ogni visitatore del Villaggio viene invitato ad essere il motore del cambiamento con il proprio contributo personale, Be the Change. Tutti insieme possiamo vincere la sfida contro la malnutrizione.
Alla fine del percorso mi è stato posto di fronte un totem nel quale avevo l’occasione di far sentire più forte la mia voce e supportare l’appello di Save The Children: firmare un braccialetto per chiedere ai leader mondiali di porre fine a tutte le morti infantili prevenibili entro il 2030, i braccialetti verranno consegnati al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon a settembre nel corso di un evento che Save the Children sta organizzando a livello internazionale. Non serve andare a Expo per aderire, si può ancora firmare il proprio braccialetto virtuale online attraverso il sito internet dell’organizzazione al seguente link >> savethechildren.it/expo.
Arrivata a casa ero stanchissima e ho buttato nel cestino tante cose che mi avevano appesantito e tante carte che mi avevano dato all’Expo, ma il braccialetto di Bayutu no, ha preso posto qui sulla scrivania vicino a me e mi ricorda ogni giorno che il cambiamento parte da noi, solo da noi. #BeTheChange
Ciao!
Ho inserito questo bellissimo post nel mio Top of the post della settimana!
http://scintilledigioia.blogspot.it/2015/09/top-of-post-15092015.html