La prima cosa che fanno i neonati è sorridere, o almeno a noi sembra così. E il sorriso è la prima cosa che un adulto cerca e richiede a un bambino: “Dai fammi un sorriso!”, “Guarda, mi ha sorriso!”. Le emozioni più belle, quelle più intense, quelle più sentite passano tutte attraverso questo potente mezzo di comunicazione di cui siamo provvisti e con cui comunichiamo con chi ci sta intorno. Eppure non sempre ciò che pensiamo di sapere corrisponde a realtà: se vi raccontassi una storia che non avete mai sentito e che inizia con “nei primi mesi di vita i bambini NON sorridono”?
In realtà, quelli che noi percepiamo come sorrisi sono nientemeno che un riflesso automatico provocato dei neuroni specchio, un sistema primordiale che ci è rimasto nel DNA che serviva a mostrare che il neonato non aveva i denti e quindi non doveva essere considerato una minaccia. A saperlo molte nonne e zie si risparmierebbero la fatica di far sorridere tanti poveri nipotini a forza di “ghirighirghì”! Se però l’istinto primordiale era quello della sopravvivenza, oggi il sorriso nei bambini è diventato una vera e propria arma di conquista: quando imparano a farlo a comando sanno che possono ottenere tutto, cibo, coccole, giochi, attenzione. You win!
Ma come in tutte le storie che si rispettano, c’è sempre un ostacolo da superare e in questo caso si chiama Labiopalatoschisi (una malformazione conosciuta come labbro leporino) che impedisce la corretta chiusura durante la vita intrauterina delle fessure esistenti all’interno della bocca e che colpisce un bambino su ottocento: questi neonati nascono con l’impossibilità di sorridere. Provate a fare questo esperimento per un giorno: non sorridete mai, da quando vi svegliate a quando andate a letto, a nessuno, neppure allo specchio. Provate a fare la stessa cosa, non potendo parlare o farvi capire da chi vi sta vicino e vi accudisce: ecco questo è quello che provano questi bimbi.
Chi ha i poteri che potranno ridare il sorriso perduto a questi bimbi? I maghi del sorriso e la fata dei sogni! Si tratta di un’equipe dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa (il quale viene scelto dal 25% delle famiglie che hanno questo problema) che ha creato il Percorso Labiopalatoschisi, ufficializzato all’inizio del 2014 ma attivo da anni, che ospita bambini provenienti da tutta Italia. Un’equipe speciale dal cuore grande che è stata coinvolta anche in progetti solidali con il popolo Saharawi e l’associazione di volontari GDEIM IZIK; ed è proprio grazie a questa particolare sensibilità che è stato diffuso anche in reparto il progetto Matite di Junia, un contest bellissimo che permette ai bambini di esprimersi con il mezzo che più prediligono: il disegno. Negli ultimi quattro anni circa 800 bambini sono stati operati da loro nel nosocomio pisano e hanno ritrovato finalmente il sorriso. Quello vero.
E vissero per sempre felici e sorridenti!