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Una mamma alla Bauli per #MissioneMerenda – part. 1

Written by Lara Rigo

Un mese fa ho avuto l’opportunità unica di visitare l’interno della fabbrica Bauli con sede a Verona insieme ad altre mamme blogger e giornaliste, una giornata organizzata da AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) in collaborazione con The Talking Village della vulcanica Flavia Rubino per il progetto Merendine Italiane. Lo scopo di tale incontro è stato quello di far conoscere da vicino e dall’interno una delle molte aziende italiane associate che producono alimenti per famiglie, in particolare per bambini, mostrando e spiegando alle mamme stesse come avvengono i procedimenti della preparazione industriale.

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L’uso/abuso di merendine ha prodotto fiumi di inchiostro e di pixel: ogni giorno su blog, forum, siti si dibatte se sia giusto o meno far mangiare le fantomatiche merendine hai propri figli. Ecco, questo non è sicuramente il post che vi vorrà far cambiare idea se siete a sfavore, né che vi confermerà le vostre posizioni se siete a favore. Credo che l’intento di Merendine Italiane e il blog collegato Ore17 sia prima di tutto un patto d’onestà: vi mostriamo cosa succede, come funziona, sta a ognuno poi decidere nel proprio privato cosa acquistare.

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In quest’ottica devo dire che l’azienda Bauli mi ha colpito per la sua storia, fatta di naufragi, di sfide, di forza di volontà: una vicenda autenticamente italiana. Ruggero Bauli è stato colui che ha fatto diventare il pandoro da prodotto regionale a prodotto della tradizione italiana nazionale, una mente vulcanica al servizio di mani artigiane. Questa sua intraprendenza ancorata però costantemente alle sue radici è stata poi tramandata di generazione in generazione, sino a giungere alla realtà che conosciamo oggi.

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Se penso a Bauli mi vengono in mente gli immancabili spot natalizi, musiche che restano nei cassetti della memoria, o il packging in quel bellissimo e inconfondibile color lilla (io sono pazza per quel colore, rinchiudetemi!): Bauli da sempre ha saputo emozionare e sorprendere il consumatore sia con la forza della sua immagine sia con la qualità dei suoi prodotti (nella sala conferenze erano esposti tutti… che ricordi!).

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La giornata in Bauli è stata motivo di incontro anche per noi penne della rete, che sfruttiamo queste occasioni per dare finalmente un volto e una voce a un nickname visto sempre sullo schermo. Ringrazio quindi per le chiacchierate, le risate, la condivisione di idee e obiettivi le fantastiche donne presenti, ovvero: Sara Salvarani di Mammachetesta e ItaliaCheMamme!, Manuela Cervetti di Mammeacrobate, Luana Di Maio (con il simpaticissimo Bidonzolo) e Patrizia Balzamà di Tutto per la Mamma, Adriana Fusè di Ricomincio da Quattro, Carmela Pelaia di Mamme Domani e Indonna, Martina Paolucci di Ingusto e Monica Penitenti di Donnamoderna. Ognuna è stata motivo di arricchimento per me, sia personale che lavorativo… poi non si dica che le donne non fanno network!

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Il nostro viaggio all’interno della fabbrica inizia con l’investitura di imbarazzantissimi camici e cuffie, per salvaguardare la sicurezza e l’igiene dei prodotti che andremo a vedere. Purtroppo c’è chi ha fatto le foto anche in quest’occasione! Abbiamo seguito le vicende di formazione della colomba, dei croissant e delle uova pasquali di cioccolato. Raccontarvi con le parole tutti i profumi, gli odori, le competenze e le esecuzioni precise che ho visto è molto difficile: in Bauli i dipendenti (quasi tutte donne) sono i veri promotori dell’azienda perché è proprio da come ne parlano che si capisce che l’azienda è diventata la loro seconda famiglia. Elisabetta Cisorio ci ha accompagnato in questo tour raccontando con la sua esperienza decennale cos’era per lei Bauli e devo dire che ci è riuscita.

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Alcune cose che mi hanno colpito:

– l’uso del lievito madre, che abbiamo potuto toccare e prelevare per giocarci tipo scaccia stress;

– addentare una brioche appena uscita dalla produzione, ancora calda e fumante, è qualcosa di paradisiaco;

– la maggioranza di donne nel settore produttivo;

– la rigorosa pulizia degli spazi e degli ambienti, addirittura le grate dell’areazione non avevano un filo di polvere;

– le donne che decidevano le sorprese da mettere nell’uovo di Pasqua;

– il silos pieno di tonnellate di cioccolato;

– le prove di resistenza dell’impasto fatte nel laboratorio chimico.

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Io, forse, a differenza delle altre blogger, Bauli la sento un’azienda molto vicina perché è una realtà della mia città che dà lavoro a moltissime persone e che è sempre ben disposta ad aprirsi al pubblico e al dialogo con l’esterno. Ricordo di esserci andata in gita all’inizio delle superiori, ma allora avevo occhi completamente diversi. Oggi sono una mamma e come tale mi interesso e mi preoccupo di cosa mangia mia figlia, è mio dovere. Non sono un’estremista, sappiamo bene che un prodotto da forno industriale è diverso da un prodotto casalingo, ma non significa che le differenze siano peggiorative. È proprio l’esistenza di MerendineItaliane.it (e di esperienze collaterali come quella che abbiamo fatto noi in azienda) che, con l’aiuto di esperti di ogni disciplina, basandosi sui fatti concreti e sui dati scientifici e non sulle credenze comuni o sui pregiudizi che si tramandano di voce in voce, dimostra l’impegno affinché tutti i consumatori, in primis le famiglie, siano ben informati e quindi in grado di scegliere consapevolmente.

Consiglio vivamente di scaricare l’utilissima guida gratuita “Identikit delle merendine” e di utilizzare il tool messo a disposizione sul sito di MerendineItaliane che suggerisce la merenda più adatta ai vostri figli in base all’età, sesso, peso e altri parametri: risultano 82 varietà di possibili abbinamenti da fargli provare, realizzati con una merendina tra le più diffuse sul mercato e una selezione di complementi, come un frutto, una spremuta, un frullato, uno yogurt.

Essendo questo un argomento che mi ha coinvolto particolarmente, vi rimando alla seconda parte del post che uscirà domani in cui vi spiego alcune cose che non sapevate sulle merendine!

xoxo mammariccia

 


1 Comment

  • […] Sara era una di quelle blogger che consideravo inarrivabili, irraggiungibili e troppo in alto per me. Seguo il suo blog da qualche anno e l’ho sempre ammirata tantissimo, l’etichetta che le avevo dato nella mia testa era “la maniaca dell’organizzazione”, poi non si dica che il personal branding non funziona! Ciò nonostante i nostri destini hanno avuto modo di incrociarsi spesso: ho incontrato la sua amica Vanessa a un evento l’anno scorso, l’ho contattata ripetutamente per partecipare a un progetto che aveva lanciato, me la ritrovo come docente al master e, non ultimo, l’ho incontrata dal vivo (le ho anche pizzicato la spalla per capire se era proprio lei!) durante la visita delle mamme alla Bauli! […]

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